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Realizzare i Buoni Propositi

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Apprendere come le Convinzioni personali e le Convenzioni sociali influenzino le nostre scelte e verificare se e come possano aiutare nel raggiungere i propri obbiettivi

Nel predisporre questo breve saggio Matteo Majer si è avvalso della collaborazione di Alberto Zevi, laureato in Antropologia Culturale e Sociale, la scienza che si occupa dello studio dell’uomo in quanto essere sociale dotato di cultura.

Si intende esporre il concetto di norma sociale e le riflessioni che questo può stimolare nell’ottica del diventare protagonisti della propria esistenza terrena. Tale strumento concettuale permette di chiarire dinamiche che vanno ad influenzare aspetti esistenziali fondamentali della nostra vita.

1. Il ruolo della cultura
Il concetto antropologico di cultura, che si distingue dalla Cultura con la “c” maiuscola che indica il grado di istruzione di una persona in riferimento al suo status sociale (pensiamo alla frase “essere un uomo di Cultura”), viene elaborato per la prima volta da Edward B. Tylor in Primitive Culture (1871) ed indica qualsiasi capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società o gruppo sociale (da cui le espressioni “la cultura giovanile”, “la cultura urbana”, “la cultura maori”, ecc.). Questo può comprendere credenze (religiose o meno), tradizioni e consuetudini, usi e costumi, valori, comportamenti, gestualità, linguaggio ed altro ancora.L’acquisizione di una cultura avviene per fatto stesso di far parte di un gruppo sociale; ciò significa che ognuno di noi è influenzato dalla cultura dei gruppi sociali con cui, consapevolmente o meno, si identifica.Naturale conseguenza di ciò è che qualunque contesto sociale nel quale un individuo si trova inserito (l’azienda dove si lavora, la famiglia, il quartiere, il gruppo di amici, l’ambiente scolastico, ecc.), è destinato ad esercitare su di lui una qualche forma di coercizione al fine di indirizzare la sua vita.La società nel suo insieme, e qualsiasi altro gruppo sociale nello specifico, tende infatti ad indurre le persone che svolgono certi ruoli al suo interno a conformarsi alle norme e alla aspettative connesse con quei ruoli. Questo può avvenire attraverso sanzioni istituzionalizzate (le legge, il licenziamento, ecc.) oppure informali (il gossip, il rifiuto del saluto, ecc.), la cui entità è proporzionale all’importanza attribuita alla norma dalla collettività che vi si conforma.

2. Le norme sociali
Concetto strettamente correlato a quello di cultura è dunque quello di norma sociale che indica fino a che punto è consentita la variazione individuale rispetto alle abitudini culturali di un determinato contesto sociale (anche detto “modello culturale ideale”). In breve si tratta di regole socialmente condivise concernenti la condotta dei membri di un gruppo sociale, che possono essere implicite (pensiamo a quando facciamo o non facciamo qualcosa col timore di essere bersaglio di un pettegolezzo) o esplicite (la legge).Spesso non ce ne rendiamo conto, ma siamo enormemente condizionati da convenzioni culturali collettive che prendiamo per buone semplicemente perché rappresentano la consuetudine (“si è sempre fatto così”) e sono condivise dalla maggioranza (“lo fanno tutti”).Il conformista, per esempio, è per definizione colui che sa adattarsi a opinioni, usi e comportamenti prevalenti.A questo riguardo, è doveroso sottolineare il peso che le percezioni soggettive hanno sull’efficacia della norma sociale rispetto al singolo che deve conformarsi ad essa.La nostra esperienza ci conferma che singoli individui o perfino interi sotto-gruppi si esimono consapevolmente da rispettare norme che la maggioranza ritiene vincolanti: è il caso dei medici che fanno obiezione di coscienza, dei sacerdoti che permettono informalmente ai divorziati di prendere l’eucarestia perché in cuor loro ritengono sia giusto, e così via.Possiamo affermare che, almeno in parte, le norme sociali si fondano sulla credenza da parte delle persone che tali norme effettivamente vincolino, perché intrinsecamente giuste o perché sorrette dall’autorità o per il timore delle conseguenze.Non bisogna sottovalutare, inoltre, l’aspetto dinamico ed arbitrario delle norme. Le aspettative connesse ai nostri ruoli sono di fatto frutto di scelte arbitrarie, talmente sedimentatesi nel tempo ed entrate nel modo di pensare di una società o gruppo sociale da essere state naturalizzate.È sufficiente pensare a come sia cambiato il modo di intendere il ruolo della donna nella società occidentale, oggigiorno negare il voto alle donne rappresenta una violazione dei diritti umani che ognuno di noi ritiene assolutamente inaccettabile. Prova a pensare all’opinione dominante prima che, con una vera e propria rivoluzione culturale, si arrivasse al suffragio femminile.

3. Sicurezza e insoddisfazione
Conformarci ai modelli culturali ideali può darci grandi soddisfazioni, per la nostra profonda condivisione dei principi alla base degli stessi e/o per il senso di approvazione che i nostri risultati possono suscitare negli altri; allo stesso tempo questi modelli possono diventare una gabbia in cui non ci riconosciamo e non ci sentiamo a nostro agio.
Domandiamoci allora cosa e quanto di ciò che facciamo e che pensiamo di noi stessi è frutto di tali aspettative, ovvero del giudizio altrui, e quanto invece è consapevolmente una nostra libera scelta.Ci renderemo conto a questo punto che, spesso, l’insoddisfazione che possiamo provare nei confronti della nostra vita professionale o privata, per quanto possa apparire di successo ad altri, può derivare dal fatto di aver compiuto delle scelte che in cuor nostro non condividevamo ma che, spinti dalla famiglia, dagli amici, dal contesto sociale di riferimento, abbiamo fatto comunque.

Rifletti su questi esempi:
– Gabriella ha sempre voluto dipingere. È un’attività che la soddisfa ed in cui manifesta un grande talento. I suoi genitori sono entrambi avvocati, e hanno uno studio di successo che intendono tramandare alla figlia. Gabriella viene iscritta al liceo classico (lei avrebbe voluto frequentare il liceo artistico) e successivamente, a seguito delle pressioni familiari, frequenta il corso di giurisprudenza all’università laureandosi col massimo dei voti.Dopo una brillante carriere da avvocato che l’ha però sempre vista insoddisfatta, raggiunta la pensione Gabriella decide di dedicarsi finalmente alla sua passione, dipingere. In pochi anni diventa una delle artiste più ricercate del Nord Italia ed i suoi quadri, il cui valore economico è ormai elevatissimo, sono ospitati in molte delle più prestigiose gallerie d’arte del Paese.
– Roberto ha sempre fatto l’operaio. Come conseguenza della crisi e della necessità dell’azienda di tagliare i costi del personale al fine di non veder ridotto il proprio fatturato, perde il lavoro. La moglie Ada d’altronde è un medico, e riesce a garantire il mantenimento di entrambi. Dopo due anni di disoccupazione, con l’arrivo del primo figlio, a cui seguirà a breve distanza una femmina, nonostante la disapprovazione della famiglia di lui molto tradizionalista, Roberto ed Ada decidono di attuare quello scambio di ruoli che tuttora sfida le nostre convenzioni (nonostante sia sempre più frequente): Roberto decide di dedicarsi alla casa e ai figli (diventa un cosiddetto “mammo”, termine che tuttora rimanda purtroppo ad un giudizio negativo), mentre Ada pensa al mantenimento della famiglia. Superate le prime difficoltà, da allora vivono felici, e Roberto, che da sempre considera la famiglia la sua più grande fonte di benessere, si sente di nuovo importante e realizzato.
– Marco rappresenta quello che molti definirebbero un imprenditore di successo. Partendo da zero è riuscito a fondare un’impresa che, dopo dieci anni di attività, è arrivata a fatturare milioni di euro l’anno. La totale dedizione alla sua azienda ha però avuto delle grosse ricadute sulla propria vita privata; Marco ha perso, infatti, molti compleanni ed altri eventi significativi della vita dei figli e anche i rapporti con la moglie ormai esasperata dalla sua assenza si sono incrinati.Nonostante il parere contrario dei suoi consulenti, Marco ha deciso di fare qualcosa di assolutamente inusuale per la mentalità economica dominante: convertire gli avanzamenti in termini di efficienza del lavoro (produrre di più in meno tempo) in una riduzione del tempo di lavoro suo e dei suoi dipendenti, invece che in un ulteriore aumento del fatturato. Da allora è riuscito a recuperare il rapporto con la famiglia e a trovare un equilibro tra vita professionale e vita privata.
4. Conclusione.
Riflettere su quali siano le convinzioni, gli schemi di interpretazione della realtà e le abitudini che abbiamo acquisito dai nostri gruppi sociali di appartenenza, può farci comprendere quali tra queste siano funzionali e adattive per noi stessi e quali, invece, potenzialmente vincolanti e limitanti.
Qualora ritenessimo alcune in contrasto con le esigenze della nostra persona, consci della natura arbitraria e dinamica delle norme sociali, dobbiamo imparare a rivoluzionare le aspettative nostre e altrui rispetto a noi stessi.Ci renderemo conto che il senso di libertà e di soddisfazione di essere pienamente se stessi ha un valore inestimabile, e che chi tiene davvero alla nostra felicità imparerà col tempo a capire e supportare le nostre scelte.

Esercizio sulla relazione tra “buoni propositi”/ obiettivi e ambiente sociale di appartenenza:
1) Prendi un foglio di carta ed una penna e scrivi una lista degli elementi che ritieni più significativi e che definiscono l’identità dei tuoi gruppi di appartenenza.es. “famiglia Rossi” ? passione per il calcio, tradizione operaia, famiglia tradizionale, conseguire una laurea è considerata una perdita di tempo…es. “gruppo di amici” ? andare fuori la sera, ritrovarsi al solito bar, parlare di calcio, andare al cinema…
2) Successivamente è fondamentale definire in maniera precisa i “buoni propositi” e cioè gli obiettivi che si intendono raggiungere nel proprio futuro. Pertanto si suggeriscono alcuni accorgimenti fondamentali nella definizione degli stessi. Un obiettivo deve essere:- sotto il proprio controllo. La realizzazione deve dipendere da qualcosa che faccia la persona, è nel suo potere d’azione, non deve essere riferito ad azioni, situazioni, stati d’animo, convinzioni dipendenti da altri o altri fattori;- espresso in termini positivi, possibilmente meglio non usare il verbo dovere ma volere o essere. Tralasciare l’utilizzo della parola “non”;- specifico. Nel definire il proprio obiettivo bisogna essere il più possibile chiari e quindi indicare una serie di elementi che lo costituiscono;- misurabile. Vanno definiti numeri e parametri concreti che indichino in maniera certa il raggiungimento e lo scostamento dall’obiettivo stesso;- sfidande/motivante. Un obiettivo banale non motiva all’azione. Bisogna definire un obiettivo che sia fuori dalle proprie abitudini, sia qualcosa di più e che porti l’individuo a migliorarsi. Inoltre, deve produrre un risultato soddisfacente: pensando alla sua realizzazione si devono provare sensazioni positive e di gratificazione personale;- supportato da strumenti/risorse. Si devono indicare nel dettaglio quali sono le risorse, gli strumenti necessari al raggiungimento dell’obiettivo, risorse interne alla persona, o recuperabili all’esterno;- etico. L’obiettivo deve essere collegato alla propria etica, ai propri valori e al proprio scopo di vita;- tempificato. È necessario definire una tempistica precisa per il raggiungimento dell’obiettivo;- pianificato. Un obiettivo incomincia sempre con un primo passo, pertanto, vanno definite le azioni, le tempistiche e le strategie per il suo raggiungimento. È necessario sviluppare capacità di analisi e controllo delle strategie poste in essere e, se queste non aiutano al raggiungimento del risultato sperato, essere flessibili e saperle cambiare.Ora prenditi tutto il tempo necessario e rifletti; poi scrivi una lista dei tuoi personali obiettivi.
3) Confronta le due liste: quella relativa alle caratteristiche dei tuoi gruppi sociali di riferimento e quella degli obiettivi. Sono allineate? Esistono contrasti tra di loro?
Rifletti se e quali elementi che definiscono i tuoi gruppi sociali di appartenenza rappresentano un ostacolo al raggiungimento dei tuoi obiettivi o possono aiutarti a raggiungerli.
Sono più importanti i tuoi obiettivi, le convenzioni sociali e ciò che ti hanno lasciato in eredità i tuoi gruppi sociali sono secondari.
Ultimo accorgimento. Ricordati sempre che: “è secondario raggiungere l’obiettivo, è fondamentale ciò che si impara, come si cambia e come si migliora durante il percorso per il raggiungimento dell’obiettivo”.

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